I Racconti del Vaporetto – Conciliabolo in riva al mare

Quel continuo sobbalzare della carrozza era davvero insopportabile. La sua pazienza, e le sue natiche reali, ne avevano avuto a sufficienza per quella sera. “Volete seguirmi a piedi?” Disse volgendo il collo irrigidito verso il suo ospite.

“E’ una splendida intuizione Vostra Maestà, l’odore salmastro del mare è sempre gradito a queste narici.”

Il Re cercò lo sguardo del buon Tanucci: “Voi, Bernardo? Ci allietate della vostra compagnia?”

“Vostra Maestà, se mi è concesso,” Disse il Ministro volgendo un’occhiata ostile all’indesiderato ospite. “preferisco tornare a Palazzo. Domattina mi attendono alcune importanti incombenze.”

“Sempre ligio al dovere il nostro Bernardo.” Sussurrò il Re con compiacenza. Poi si sporse in avanti e con voce ferma e autorevole si rivolse al cocchiere: “Fermate la carrozza, noi proseguiamo a piedi.”

I due uomini abbandonarono la carrozza reale a pochi passi da Castel dell’Ovo, lì dove la sinuosa curva della baia perdeva la sua armonia smorzata dall’istmo di roccia gialla cui poggia l’antico maniero. Quel lembo di terra in mezzo al mare che fu appiglio per la leggendaria Parthenope e grembo per la sua millenaria prole. Il cielo che incombeva sul golfo era una tavolozza di tinte astruse partorite dall’ineffabile ingegno del creatore: da un lato, oltre il castello, il Vesuvio si ergeva dominando con la sua ferocia l’intero orizzonte, esalando amorfe nubi di polveri dalle sue fauci incandescenti e avviluppate da terribili folgori ambrate. Dall’altro, una placida luna piena spandeva il suo carezzevole chiarore sopra la collina di Posillipo, e il suo candido riflesso lattiginoso allietava i pescatori alla fonda. Le nubi scaturite dalla rabbia funesta del Vesuvio assumevano un colore violaceo man mano che si allontanavano dal gran cono, sfumando presto nel soffuso bagliore lunare in assoluta simbiosi. Era così da sempre. In quale altro luogo del mondo parossismo e quiete, sgomento e magnificenza, inferno e paradiso si sublimano con tale armonia? In quale luogo del mondo l’antitesi della natura scaturiva in tutta la sua essenza?  In nessun altro posto che non fosse Napoli. Lì dove il paradiso è da sempre vincolato all’inferno da un sottile strato di tufo, l’uno l’atroce risvolto dell’altro.

Carlo di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia, camminava sottobraccio a Raimondo di Sangro, VII Principe di Sansevero e suo fidato consigliere. I due illustri uomini solcavano la spiaggia come due comuni cittadini, celati dalla penombra procedevano indisturbati tra la folla onnipresente che accompagnava la città ad ogni ora del giorno. Passeggiavano appagati, lasciandosi vezzeggiare dal suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia e dal fragore del lontano Vesuvio. La battigia era il palcoscenico della città, lì dove gli attori svolgevano ignari la razione di recita loro assegnata: i pescatori impegnati a rappezzare reti, ragazzotti che oziavano beatamente all’ombra di una lancia, gente che parlottava scambiandosi amichevoli pacche sulle spalle, e chi invece imprimeva su tela quell’irreale frangente di vita napoletana. Non potevano certo mancare gli scugnizzi, scheggia integrante e peculiare di quella straordinaria scenografia, al pari del Vesuvio, del golfo e del mare. Quei piccoli uomini dalle risa sguaiate e beffarde, con gli occhi vispi ma vecchi mille anni e il viso puro ma già solcato dalla prematura ombra di una ruga, sguazzavano e ridevano felici in riva al mare, ignari, loro come tutti, della reale visita notturna. “E’ una serata splendida Vostra Maestà” Disse il Principe rompendo il silenzio. “Il Vesuvio questa notte offre uno spettacolo degno di esser impresso su tela.”

“Questa città mi stupisce ogni giorno. Possiede un influsso surreale e misterioso. Fui innamorato a prima vista. Sapete cosa mi fu detto dalla mia amata madre quando conquistammo il Regno?”

“Cosa vi fu detto, vostra Maestà?”

“Và, figlio. La più bella corona d’Italia ti attende!”

“E a ben donde, dico io!” Raimondo di Sangro spaziò la mano come a carezzare l’intera città. “Questo è un posto magico e, se me lo permettete Vostra Maestà, far erigere il Reale Teatro di San Carlo è stata un’intuizione degna della vostra perspicacia. La sua magnificenza, il suo splendore e la sua musica già risuonano nelle maggiori corti del continente, recando seco il nome della Vostra nobile capitale. Tutta l’aristocrazia europea apprendeva con fervore e un pizzico d’invidia della vostra iniziativa.”

“Questo è soltanto l’inizio, mio Principe. Riporteremo la città ai fasti di un tempo, il suo futuro è glorioso, Napoli deve primeggiare, deve competere e deve brillare. Nessuno fermerà la sua ascesa…” Proprio in quel momento il Vesuvio rintronò con violenza sovrastando la voce del Re. Che il suo tempestivo intervento servisse a rafforzare i suoi propositi o a stroncarli di netto, era ancora presto per dirlo. In ogni caso, il boato si rovesciò su tutto il golfo confondendosi lentamente con il sempiterno sospiro del mare. I due uomini si lasciarono crogiolare dal fragore di fondo della città. Il loro conciliabolo si concluse a quel modo, come sospeso a mezz’aria. Lo spettacolo angosciante della montagna aveva tagliato loro il fiato e i due uomini proseguirono con riverenza ed ossequioso silenzio verso Largo di Palazzo.

La storia li attendeva.

Antonio Corradini

Giornalista pubblicista e caporedattore di Identità Insorgenti. Diplomato all’istituto tecnico A.Volta, dopo due anni alla facoltà di Fisica della Federico II si trasferisce al Nord nel 2008 per lavoro. Durante la sua decennale condizione di migrante si avvicina al mondo meridionalista e alle tematiche del Sud fondando la testata online IlVaporetto.com, continuando, anche da lontano, a coltivare il suo amore viscerale e incondizionato verso la città di Napoli. Appassionato di storia antica, di mitologia, di arte, di scienze e collezionista zelante di libri, musica e film. Avverso ad ogni forma di discriminazione, attivista, ambientalista, strenuo difensore dell’identità partenopea e strenuo sostenitore dell’associazionismo dal basso, collabora con una fitta rete di realtà del territorio allo scopo di valorizzare e salvaguardare l’immenso patrimonio culturale partenopeo.