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Regionalismo differenziato: la minaccia di un sud ancora più colonia

La minaccia del regionalismo differenziato e di un sud ancora più colonia NAPOLI, 17 NOVEMBRE – Che l’Italia sia nata sotto il peggiore degli auspici, è ormai cosa nota a tutti (o quasi); che poi sia cresciuta male durante questo secolo e mezzo di “Unità” è anche questo un dato di fatto, oltre ad essere una naturale conseguenza […]

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La minaccia del regionalismo differenziato e di un sud ancora più colonia

NAPOLI, 17 NOVEMBRE – Che l’Italia sia nata sotto il peggiore degli auspici, è ormai cosa nota a tutti (o quasi); che poi sia cresciuta male durante questo secolo e mezzo di “Unità” è anche questo un dato di fatto, oltre ad essere una naturale conseguenza del suo travagliato passato, fatto di menzogne, di speculazioni e di disparità. Che la situazione possa degenerare, assecondando le disuguaglianze sociali in un paese che ha lo scarto economico maggiore dell’intera eurozona tra le sue macroregioni, è una possibilità concreta e inaccettabile, che forse, almeno per il momento, è possibile in parte arginare.

Parliamo del Regionalismo differenziato naturalmente, uno dei punti salienti della nuova riforma promossa dal premier Renzi e in discussione il prossimo 4 dicembre con il referendum costituzionale. Ma di cosa tratta questo regionalismo differenziato, e perché discriminerebbe le regioni del sud Italia?

Alle Regioni a statuto ordinario possono essere attribuite particolari forme di autonomia a condizione che presentino un equilibrio di bilancio tra le entrate e le spese. Il procedimento non si applica alle Regioni a statuto speciale ed alle Province autonome fino all’adeguamento dei rispettivi statuti.

Dunque, se la tua regione di appartenenza è a posto con i conti, gli amministratori della stessa potranno godere di una certa autonomia politica, e quindi di un maggiore potere decisionale su alcuni beni primari e inalienabili, diritti garantiti a tutti i cittadini (almeno sulla carta) dalla “vecchia” e ormai fuori moda, almeno per Renzi, costituzione italiana. E le regioni che non hanno i conti a posto, direte voi? La riforma le priva di molti poteri; semplice, sintetico, discriminante. Un’Italia a due velocità dunque, come da tradizione italica insomma. Perché è chiaro a tutti che le regioni più povere sono quelle del Mezzogiorno, le solite da 150 anni a questa parte.

Per riassumere il concetto: lo Stato prima ti costringe all’emigrazione trasformando i meridionali in valore produttivo per le aziende del nord, poi si dimentica di fornirti le infrastrutture stradali, ferroviarie e marittime fondamentali per uno sviluppo industriale indipendente; poi accompagna per mano lo sviluppo di una criminalità endemica e cancerogena che affama e perseguita piccole e grandi attività locali, poi inquina le tue campagne, mettendo in ginocchio il tuo intero comparto agricolo, e infine, dopo tutto questo, ti chiede di tenere i conti in ordine; altrimenti sei tagliato fuori, in punizione, tutti dietro la lavagna!

Insomma, voi del sud, votate Sì o votate No?